Da qualche settimana è uscito Marketing e Comunicazione, il libro curato dal direttore di MCI, Maurizio Masini, insieme ai nostri Giuseppe Segreto e Jacopo Pasquini. Il volume raccoglie i contributi di molti dei docenti del master e di numerosi professionisti che vi orbitano intorno. Si tratta di un importante progetto editoriale, che è nato e si è sviluppato a partire dall’esperienza del nostro corso. Per questo abbiamo rivolto alcune domande ai curatori.
Cominciamo, per ragioni di etichetta istituzionale ma non solo, da Maurizio Masini. Allora, Marketing e Comunicazione è stato pubblicato dalla casa editrice Hoepli, i cui responsabili hanno voluto fare tesoro dell’esperienza del Master in “Comunicazione d’impresa” dell’Università di Siena, un progetto formativo giunto alla XI edizione e di cui sei responsabile da qualche anno. In cosa consiste questa collaborazione?
Credo che il raggiungimento dell’undicesimo anno di vita sia un grande risultato per il nostro Master. In un momento in cui l’offerta formativa accademica è così ampia e diffusa è assai difficile continuare ad essere attrattivi. Ma poiché i nostri studenti arrivano da ogni parte d’Italia e del mondo riteniamo che Siena e la sua Università possano ancora ricoprire un ruolo di primo piano nell’ambito dell’alta formazione su questi temi. Non dimentichiamoci che le “scienze della comunicazione” sono nate per prime a Siena, nell’ormai lontano 1992, grazie alla felice intuizione di Sebastiano Bagnara. Abbiamo quindi ritenuto che il patrimonio di esperienze formative accumulato in tutti questi anni potesse essere raccolto all’interno di un volume e messo a disposizione di tutti coloro che studiano e lavorano nell’ambito della comunicazione e del marketing.
Una delle caratteristiche di questo libro è quello di essere un’opera collettiva. Perché questo costituisce un valore aggiunto per un testo dedicato al marketing e alla comunicazione?
Abbiamo chiesto a tutti i nostri colleghi docenti del Master di produrre un saggio sui temi di loro interesse. Il risultato è stato sorprendente, perché il volume realizzato non è semplicemente la somma dei singoli contributi ma una sorta di lente d’ingrandimento sullo stato dell’arte della comunicazione e del marketing oggi. Ritengo che il volume, grazie all’eccellente qualità dei suoi autori, possa quindi essere utile sia a chi già lavora e vuole aggiornarsi sui temi della comunicazione e del marketing, sia a chi studia e si appresta ad affrontare per la prima volta questi delicati ambiti disciplinari.
Veniamo ora a Giuseppe Segreto, vera e propria anima di MCI. Giuseppe, il testo in questione è molto vasto e articolato: si parte dai modelli teorici, si prosegue con la presentazione di un ampio set di tecniche e strumenti per poi giungere alla discussione di molti casi aziendali. Quanto è stato difficile portare a compimento un’opera del genere?
A dire il vero strutturare il libro non è stato difficile. La possibilità di attingere al corpo docente di un master come il nostro ci ha permesso di sfruttare una pluralità di voci, di approcci e di esperienze che ha dato vita ad una pubblicazione che non ha eguali nel panorama editoriale italiano. Il difficile, semmai, è stato coordinare il progetto nel suo insieme, visto che, fra autori dei capitoli, estensori delle schede di approfondimento e intervistati, abbiamo dovuto fare i conti con quasi 50 persone. Complesso è stato anche il lavoro di editing vero e proprio, perché bisognava evitare le sovrapposizioni tematiche e, soprattutto, assicurare uno stile di scrittura omogeneo e coerente.
Tu hai visto nascere e crescere MCI. Cosa rappresenta per te e per tutto lo staff la pubblicazione di questo libro?
Beh, è un gran bel riconoscimento per tutti questi anni di lavoro. Viene riconosciuto il fatto che MCI, edizione dopo edizione, non è stato solo una fucina di talenti ma anche un luogo in cui assicurare la ricerca e la riflessione in settori, come quelli che a vario titolo possiamo ricondurre al marketing e alla comunicazione, che hanno conosciuto in questi anni una trasformazione radicale. Poi, come ha detto anche Maurizio, non è facile tenere in piedi un progetto formativo come il nostro. Ogni anno ci troviamo a gestire una macchina complessa, fatta non solo da una variegata faculty e, in media, da circa 25 partecipanti, ma anche da oltre 150 imprese, con cui collaboriamo in funzione dell’offerta degli stage e per dare vita a progetti – formativi e consulenziali – che rappresentano, ne siamo sempre più convinti, uno dei principali punti di forza della nostra offerta formativa.
È il tuo turno, Jacopo. Tu, lo diciamo sempre, rappresenti una sorta di case history di successo del master. Il tuo percorso professionale nell’ambito della comunicazione digitale, infatti, accelera proprio grazie a MCI, che hai frequentato nel lontano 2008. In questi 10 anni sei diventato un professionista riconosciuto e apprezzato, dentro e fuori la Rete. In questo volume hai scritto il capitolo di chiusura dedicato alla digital strategy, come mai proprio questa scelta?
Sì, sono orgoglioso di aver fatto parte, prima come studente, poi come componente dello staff e infine come docente, della grande famiglia di MCI. Grazie a questo osservatorio speciale ho avuto la possibilità di analizzare in profondità, sia come consulente sia come formatore, le dinamiche della comunicazione d’impresa e ho appurato che, in ambito digitale, avere una strategia è vitale. Fare business online senza una chiara digital strategy significa procedere a caso, senza una mappa di analisi che consenta di pianificare le attività operative e di controllarle. E l’approccio strategico serve a tutti: Project Manager, Responsabili Marketing e Comunicazione, Digital Agency.
Si tratta di un testo ricco, che tocca i vari ambiti del marketing e della comunicazione; il volume supera le 400 pagine. Nonostante questo, nell’introduzione parlate di un lavoro provvisorio, di una guida non definitiva. Pensate quindi di scriverne un altro a breve?
La provvisorietà è relativa alla difficoltà di inquadrare in schemi statici il marketing e la comunicazione che, per definizione, sono discipline dinamiche. E i contributi che abbiamo raccolto ci confermano che il ciclo continuo della tecnologia influisce e determina sempre più fluidità comunicativa, resilienza al cambiamento di scenario, necessità di aggiornamento nei professionisti e beta perenne nei progetti. Ah, la risposta all’ultima domanda è “no”: dopo un anno di lavoro è meglio prenderci una pausa per far sedimentare il lavoro già svolto e riposare… 😀