Pubblichiamo il post di Carolina Mori, partecipante alla quinta edizione del Master.
La pubblicità è morta? Niente di più falso, la pubblicità vive e continuerà a farlo fintanto che ci saranno brand che avranno qualcosa da offrire, fintanto che aziende vorranno venderci qualcosa: un concetto, un servizio, un ideale, un valore specifico. Perché di questo stiamo discutendo. Alla fine, parliamoci chiaro, i detersivi sono più o meno tutti uguali e fanno tutti lo stesso servizio: lavano. Allora che senso ha continuare a fare pubblicità? Cosa hanno da dirci i marchi che fanno parte della nostra vita?
Paolo Iabichino, Diretore Creativo in Ogilvy e autore di Invertising, durante la lezione al Master in Comunicazione d’Impresa insiste con forza sulla necessità di dare una svolta alla pubblicità così come la conosciamo, imbellettata, irreale. Troppo spesso infatti siamo di fronte ad una “pubblicità impomatata”, che con forza preme sulla fatuità, sull’aspetto esteriore, su stili di vita, luoghi e persone che nel mondo reale non esistono. “Cambiare rotta” significa continuare a fare advertising (in una logica di business, certo) creando un patto fiduciario con il consumatore, parlandogli in maniera onesta e sincera.
Impossibile? No, basti pensare alla brillante scelta di Dove di lanciare una linea corpo Pro-Age. Contro ogni legge dell’advertising, Dove ha scelto di NON contrastare le rughe, di NON fermare l’invecchiamento in 2 settimane, di NON rendere la pelle visibilmente più giovane. Perché tutto ciò non ha senso, non è veritiero e, soprattutto, non è naturale.
I creativi di Dove non sono impazziti, hanno afferrato prontamente qualcosa che è nell’aria, hanno percepito la necessità di dire qualcosa di vero nel loro messaggio, e far sentire le loro consumatrici autentiche e belle così come sono, e come Dove le vuole e gli offre di essere. Scelta coraggiosa e piena di rischi, ma vincente.
Perché questo è l’obiettivo che l’advertising deve porsi: parlare ai consumatori in modo vero e consapevole perché loro stessi siano coscienti delle scelte di acquisto. I brand devono smettere di trattare i consumatori come marionette e devono iniziare a stabilire con loro un dialogo onesto e basato sulla fiducia.
La pubblicità è fondamentale, dire che il consumatore non la vuole o che non serve è una grande bugia. Ma senza dubbio deve cambiare, sta cambiando e continuerà a farlo. Perché il consumatore è cosciente, consapevole, informato e pretende onestà.
Paolo Iabichino ci ha spinto ad avere un’approccio diverso all’advertising, basato sull’engagement; e lui stesso è stato incalzante, divertente e vero.