Dopo “Say What!?” pubblichiamo un nuovo post del Prof. Allen Montrasio, questa volta dedicato alle strategie per ottenere un colloquio di lavoro.
Negli anni mi sono costruito una casistica interessante dei curricula che ricevo.
Si inizia con l’amante della burocrazia che si presenta così (a un’azienda di 15 persone): “Io sottoscritto xxx chiedo con la presente, di partecipare alle selezioni del personale presso la vostra azienda. […]”.
Ho l’impressione che se vedessi il nostro ufficio ti verrebbe una sincope.
Si passa al poeta che esordisce con: “Nel 1998 mi trovavo sulla spiaggia di Dakar con Thierry Sabine e guardando il tramonto…”
Sì, e allora…?
Poi c’è il dadaista che mi sussurra suggestivo: “potrei presentarmi sulla porta, come un venditore di tappeti, o passare dalla finestra, come un ladro, ma ho scelto di scriverle…”
OK, e chi è il tuo pusher?
C’è anche chi adotta l’approccio intimidatorio: “non è la prima volta che Le invio il mio cv e questo prova sia il mio grado di motivazione a far parte della vostra azienda, sia la mia tenacia di fronte a un “no grazie”…sono infatti una persona abbastanza determinata […]”.
Apprezzo la tenacia, gentile candidata, e la bastante determinazione (ma non un briciolo in più, mi raccomando), ma se hai ricevuto più di un ‘no grazie’, fatti delle domande e datti delle risposte.
Infine ci sono i neolaureati che si presentano per uno stage; hanno tutto il mio incoraggiamento, ma posso sapere chi ha inventato il “Formato Europeo del Curriculum Vitae”? Se devo selezionare una persona che non ha esperienza di lavoro e vedo 100 curriculum *identici*, che faccio: tiro la monetina?
Qualcuno può dire a questi giovani che se la mail non ha un’intestazione viene cestinata immediatamente?
Se poi ricevo una nota di presentazione in cui la candidata mi dice che ha una predisposizione per la scrittura creativa e vuole mettere “impratica” le nozioni che ha appreso all’università, cerco la mia pistola! L’ortografia non è (ancora) un’opinione.
E che dire dei tanti che mi mandano mail da indirizzi non propri? Timidi? Vogliono mantenere l’anonimato? Non capisco: un account di posta è gratis.
Forza ragazzi: la strategia migliore per ottenere un colloquio è prestare attenzione ed essere se stessi.
2 Commenti
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“Negli anni mi sono costruito una casistica interessante dei curriculum CURRICULA sarebbe corretto che ricevo. […] L’ortografia Il latino e l’italiano neanche! non è (ancora) un’opinione.
Nessuno è perfetto! Neanche un selezionatore.
Eppure mi sembra, invece, che i selezionatori si sentano perfetti e che non abbiano mai cercato lavoro: loro sono nati già sul posto di lavoro!
Quando si inviano curricula per candidarsi a delle offerte di lavoro, non si sa mai quale sarà la “formula” giusta, l’approccio giusto. Se sei troppo formale non va bene; se sei troppo informale non va bene; se la butti sull’ironia non va bene; ecc. ecc. Perché? Perché il curriculum è indirizzato a persone – almeno credo! – e ogni persona predilige un approccio a un altro, perché ogni persona è diversa da un altra, ma i candidati non possono sapere com’è la persona che leggerà i curricula. Quindi, penso che i selezionatori potrebbero essere un po’ più umani e meno altezzosi.
“Curricula”, certo… La svista, di cui ci scusiamo, è da imputare allo staff che ha pubblicato il post.
In ogni caso lo sforzo maggiore, quando si manda un curriculum, è proprio quello di riuscire a calibrarlo rispetto all’azienda (e non tanto al selezionatore) a cui lo si sta mandando. Ciascuna azienda, infatti, ha i suoi stili di comunicazione e i suoi valori. Così come ciascun candidato. Il curriculum va personalizzato (e non certo spedito in fotocopia e a tappeto) e magari va inviato insieme ad una lettera di accompagnamento che possa far capire gli interessi della persona e il vantaggio che potrebbe ricavarne l’azienda inserendola nel proprio organico.