Pubblichiamo il post di Nicola Machetti, partecipante alla sesta edizione del Master.

Una tendenza in forte crescita, in questi ultimi 6 anni, sono i nuovi spazi denominati co-working. Si tratta di ambienti e spazi fisici entro i quali si definiscono nuove pratiche di lavoro collaborative.

Al loro interno si generano innovative dinamiche cooperative tra gruppi di professionisti, in particolar modo nel settore della creatività e del digitale, che operano in maniera duale: portando avanti i loro singoli progetti e creandone di nuovi, all’interno di un ambiente che stimola la nascita di nuovi scenari operativi.

Nell’ultimo report redatto da Deskmag, che si è occupato di analizzare lo stato attuale dei diversi spazi di co-working, in un ottica globale, quello che emerge è una consolidata prevalenza del fenomeno in ambito statunitense ed europeo,  rispettivamente con 749 e 756 spazi condivisi. Mentre maggiori indici di crescita si registrano in Sudamerica, Africa, India ed Australia, con margini di incremento superiori al 100% su base annua.

Tale fervente attività e nuove natalità di spazi di co-working evidenziano un crescente trend sulla maniera in cui il lavoro si sta ri-organizzando, vuoi per ragioni sociali, economiche – i co-working appaiono ufficialmente nel 2006, anno che introduce al periodo di de-crescita economica che stiamo attraversando attualmente, in special modo in Occidente – vuoi per i nuovi scenari che tali pratiche aprono per i professionisti che vi aderiscono.

Abbandonate la narrative lineari della forma mentis umana prima dell’avvento del web, il 6 Agosto 1991 (giorno in cui Berners-Lee mise online il primo sito web) – segna la fine alternativa del Secolo Breve (R.I.P. 1914 – 1991) ed anche l’avvento dell’Homo Digitalis preposto alla creazione di una nuova Intelligenza Collettiva che Pierre Levy intuisce nel 1994. Lo scenario attuale presuppone quindi cooperazione, collettività, adesione fisica e digitale, per la prima esistono i co-working per la seconda le connessioni neuronali del web 3.0.

Le due attività vanno mano nella mano, nella medesima direzione.

Sempre dallo studio sopra menzionato emerge che: “Lavorare in un ambiente assieme ad altre persone comporta stimoli positivi per chi vi opera […] i singoli che decidono di lavorare in un contesto di co-working incrementano sia la loro produttività che il proprio network.”

In contesti del genere si uniscono agli stimoli digitali quelli umani, si condividono progetti, contenuti, responsabilità. Il crescente universo Social definisce nuovi territori su cui operare singolarmente e collettivamente, nuovi strumenti come DropBox, Evernote, Work.io, Google Docs e Skype tra gli altri, permettono invece di reperire risorse e condividere progetti con altri hub che sono fisicamente distanti.

Network fisici e digitali che evolvono e si interconnettono rappresentano un potenziale, tuttora non ancora espresso, per futuri scenari lavorativi.

Coworking Berlino