Pubblichiamo il post di Rosanna Passaro partecipante all’VIII edizione del Master.
Se fossi un turista in visita a Siena la prima cosa che non mi perderei è una visita in Piazza del Campo. Salirei sulla Torre del Mangia, mi farei stordire dalla bellezza del Duomo, mi perderei volentieri fra le viuzze del centro storico, riconosciuto patrimonio mondiale dell’Unesco.
Infine visto che interpellate 10 persone su 10 alla parola Siena abbinano il Palio, cercherei di capire le ragioni storiche e le funzioni sociali di questa giostra medievale, non dimenticando ovviamente di fare qualche sosta nelle numerose osterie ed enoteche per fare esperienza della ricchissima tradizione enogastronomica della città.
In pochi però sanno che Siena è anche la città dell’acqua! Il Museo dell’Acqua infatti permette di conoscere ed apprezzare una delle realizzazioni più straordinarie della storia della città: la rete dei canali sotterranei denominati “bottini”, un sistema di gallerie scavate nel sottosuolo per oltre 25 km, che per secoli ha portato l’acqua nelle fonti, nelle piazze e nelle case della città antica. Un capolavoro dell’ingegneria tre-quattrocentesca che costituisce un patrimonio culturale composto da architetture e documenti legati alla storia e alla ricerca dell’acqua.
Noi partecipanti all’ottava edizione del MCI, all’interno delle lezioni del Prof. Masini, abbiamo avuto la possibilità di visitare il Museo dell’Acqua di Siena, inaugurato nel 2010, dopo un lungo lavoro di restauro edilizio e di allestimento, con un investimento pari a un milione e mezzo di euro.
Ad oggi, nonostante l’ingente somma spesa, il museo è chiuso al pubblico e per effettuare la visita occorre fare richiesta on line al Comune di Siena: solo all’avvenuta accettazione della domanda potrà essere effettuato il pagamento attraverso un bollettino postale.
Nel caso in cui tutto proceda per il verso giusto, saranno i Volontari dell’ “Associazione La Diana” che svolgeranno il ruolo di guida.
Vorrei riportare alcune idee per migliorare la fruibilità del Museo, che a noi futuri comunicatori d’impresa ci sono venute in mente durante il workshop in aula:
• affiancare al classico tour con guida nel centro storico, un percorso specifico sul tema dell’acqua, ad esempio con partenza dal Museo e alla Fonte di Pescaia, passando poi alle altre fonti storiche della città;
• inserire lo stesso Museo all’interno di un percorso legato al tema dell’acqua e promuoverlo nelle scuole, abbinando alla fine della visita un laboratorio pratico, sensibilizzando i bambini ad un corretto uso dell’acqua;
• promuovere il Museo online con una comunicazione digitale strutturata ad hoc utilizzando strategie di Social Media Marketing e Search Engine Marketing;
• perché non creare anche un’app per smartphone e tablet, che aumenti la multimedialità del Museo e dia un’ulteriore dimensione sensitiva al visitatore?
• Inserire presso le varie fontane della città una piccola descrizione, accompagnata dal QRcode che, tramite i propri smartphone, rimanda a video, foto, mappa e sito del museo;
• aggiungere necessariamente installazioni in lingua inglese all’interno del Museo;
• realizzare materiale tradizionale (brochure, cartoline, ecc.) del Museo e del percorso annesso e distribuzione ad alberghi, ristoranti e punti informazioni; è vero che al giorno d’oggi la tecnologia avanza sempre di più, ma occorre non dimenticare quel target di persone lontano anni luce da App, Smartphone e Social Network.
Dopo aver analizzato i punti di forza, i punti di debolezza e i possibili miglioramenti da apportare alle installazioni presenti nel Museo, ci siamo resi ancora più conto della valenza strategica di un’adeguata attività di promozione: nel caso del Museo dell’Acqua a Siena (e in tutti gli altri in cui il patrimonio artistico e culturale diviene difficilmente fruibile in quanto poco o mal valorizzato) ci sarebbero anche degli effetti positivi dal punto di vista dell’occupazione (ad esempio persone retribuite per il servizio che offrono anziché volontari) e ancora una volta il settore turistico darebbe un apporto positivo alla nostra economia.